CENTRALI A BIOGAS

PRO E CONTRO

a cura della Dott.ssa Raffaella Massari, medico

Oggi più che mai si cerca di stare attenti all’ambiente per diversi motivi: instabilità climatica, falde acquifere inquinate, riduzioni boschive, inquinamento atmosferico e acustico. Per questo, tra le varie fonti energetiche alternative, sta sorgendo nel nostro territorio una centrale a biogas molto discussa. Cerchiamo di parlarne rimanendo distaccati da tutte le polemiche che sono in atto. Di per sé la costituzione di una centrale a biogas sarebbe la migliore alternativa (oltre ai pannelli solari) per la produzione elettrica, biodiesel e di acqua/gas per il termo-riscaldamento. Perciò, nei centri urbani, si sta optando per una giusta raccolta differenziata, scomponendo il rifiuto organico, che costituisce il 40% circa del materiale in discarica, dal non organico. Ma le centrali a biogas utilizzano anche scarti agricoli (vegetali, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici, fanghi di depurazione e scarti dell’agroindustria). Le centrali a biogas sono strutturate in diversi silos: solo all’inizio del funzionamento dell’impianto si aggiungono, in uno dei silos, particolari batteri anaerobi che provvedono alla decomposizione del prodotto in gas (metano, zolfo e CO2), acqua non depurata e calda, e compost. Il gas prodotto, se non utilizzato per traino, viene utilizzato come fonte di energia elettrica. Fin qui si è visto il bello del biogas, ora analizziamo gli svantaggi: 1) le centrali a biogas, se si escludono quelle che funzionano con materiale di discarica che sono il 25% circa, usano liquame animale combinato con oli vegetali (estratti da mais) che potenziano la resa della produzione di biogas. Per alimentare tale centrale da 1MW, occorre coltivare 300 ettari di terreno con mais per la produzione di oli vegetali, sottraendo tale prodotto all’alimentazione umana o animale (quello che poi si troverà per l’alimentazione avrà un costo enorme per le famiglie). Inoltre, il trasporto di mais con mezzi pesanti determina nel distretto un aumento del traffico e smog (allora dov’è la convenienza?); 2) la conversione dei terreni agricoli in produzione per prodotti per centrali (mais) aumenterà, e tale aumento è direttamente proporzionato all’utilizzo dei fertilizzanti con grave compromissione delle falde acquifere e dei terreni stessi; 3) i batteri usati dalle centrali appartengono alla famiglia dei clostridium, ossia capaci di produrre tossine per botulismo e tetano. Tali tossine non vengono neutralizzate completamente dall’impianto della centrale. Per cui il prodotto emesso come compost, capace poi di essere usato come fertilizzante, ha in carico questi batteri anche se in maniera limitata. L’ulteriore abbattimento di questi batteri viene rimandato al terreno a cui viene destinato il compost. Ma non tutti i terreni sono in grado di fare questo, come ad es. in Emilia Romagna; 4) i fanghi trattati dai depuratori vengono trasformati quasi completamente in biogas producendo anche acqua, la quale non può essere immessa nel sistema d’irrigazione come acqua depurata in quanto necessita di ulteriore rimaneggiamento da parte del depuratore, che nel nostro territorio è di per sé insufficiente per la popolazione e non in grado di eseguire tale processo. Quindi la cosa migliore di questo sistema, che non è da demonizzare a mio parere (ma non solo mio), è che sorga vicino alle attuali discariche, e con impianti di depurazione validi delle acque, associato ad impianti di riciclo di materiale di plastica e carta e che, soprattutto, sia in piano, ossia facilmente accessibile. La nostra centrale, invece, è posta in posizione troppo scomoda come viabilità ed è troppo vicina al centro abitato. Investire con oculatezza, intelligenza e lungimiranza nel biologico e in fonti energetiche alternative, oltre a garantire la salute dei cittadini, è anche sinonimo di posti di lavoro.

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